La pandemia Covid-19 ha inciso in maniera importante sul modello lavorativo cosi come lo conoscevamo prima di febbraio 2020. Non parliamo ovviamente di tutte quelle aziende o lavoratori che sono stati costretti a sospendere la propria attività per rispetto dei vari DPCM che si sono succeduti, ma parliamo di quelle aziende che hanno continuato ad operare dovendo salvaguardare la salute dei propri lavoratori e trovandosi dall’oggi al domani a dover affrontare problematiche quali l’accesso al lavoro (registrazione presenze, misurazione TC, informativa sulle regole per l’accesso), individuazione dei percorsi da stabilire all’interno dei luoghi di lavoro, numerosità di lavoratori da assegnare nei diversi reparti, sale, uffici, eventuali separatori tra postazioni contigue gestione di mense e bagni, sanificazione degli ambienti.
Medici del lavoro e Responsabili del servizio prevenzione e protezione si sono subito trovati a fianco dei datori di lavoro nel cercare e valutare le varie situazioni, la loro fattibilità, il loro impatto sull’ergonomia del lavoro, la loro reale efficacia nel ridurre il rischio da infezione Covid.
A due anni di distanza dall’inizio della pandemia i medici del lavoro hanno fatto tesoro di questa esperienza e possono metterla a frutto per tutte quelle realtà lavorative che sono prossime alla ripresa.
Nonostante una tendenza al miglioramento dei dati della diffusione dell’infezione, il rispetto di certi parametri di gestione del lavoro rimarrà per molti altri mesi e le aziende e i loro datori di lavoro devono richiedere ai rispettivi medici competenti una continua collaborazione, proprio per questo l’INAIL aveva messo a disposizione delle aziende che ne fossero sprovviste, i propri medici competenti; tale opzione vale però per quelle aziende che per assenza di rischi non abbiano dovuto nominare un loro proprio medico del lavoro; per le altre tale atto di nomina è invece obbligatorio.